Tempo di lettura stimato: 2 minuti – Data ultimo aggiornamento: 22/07/2020
Che cos’è il bruxismo?
Il bruxismo è una parafunzione, ovvero un’alterazione della normale funzione dell’apparato stomatognatico. Consiste nello sfregamento prolungato volontario o involontario delle arcate dentali tra di loro.
Il serramento volontario avviene durante il giorno, in particolare mentre si lavora, si fanno sforzi fisici o si è in stato di tensione; il digrignamento involontario avviene invece durante il sonno, causando rumori nello sfregamento spesso fastidiosi per il partner e indolenzimento diffuso alle arcate e ai muscoli facciali al risveglio.
È un disturbo molto comune, presente nel 20% circa dei soggetti. In particolare, l’incidenza di bruxismo nei soggetti diversamente abili è sensibilmente maggiore rispetto al resto della popolazione: ad esempio, nei portatori di sindrome di Down l’incidenza è raddoppiata rispetto ai non portatori.
Le cause del bruxismo sono tuttora sconosciute. Sono stati definiti diversi fattori scatenanti o aggravanti, primo fra tutti lo stress, ma anche disturbi del sonno, ansia, depressione e fattori psicoemotivi.
Le conseguenze del bruxismo sono:
- danni ai denti: usura, traumi occlusali, mobilità dentaria fino a fratture o perdita di vitalità nei casi più gravi;
- danni all’articolazione temporomandibolare e ai muscoli masticatori: dolore o click articolare, ipertrofia, contrattura o spasmo del massetere per il sovraccarico muscolare.
Come si interviene nei casi di bruxismo?
La terapia del bruxismo prevede innanzitutto un approccio comportamentale, insegnando al paziente tecniche di autocontrollo e di rilassamento applicabili durante il giorno. È importante evitare, in caso di dolore, di mangiare cibi particolarmente duri, di mangiare le unghie, mordicchiare oggetti e tutti gli altri tipi di parafunzioni. In caso di dolore muscolare, possono essere raccomandati dal professionista alcuni esercizi di auto-fisioterapia che il paziente può ripetere da solo a casa.
La terapia occlusale prevede la realizzazione di un bite, placca in resina customizzata sulla base delle impronte del paziente, che viene posizionata sull’arcata dentaria superiore durante la notte.
Il bite permette di proteggere i denti dall’abrasione e posizionare correttamente la mandibola in modo da consentire il rilassamento dei muscoli e dell’articolazione.
Attenzione però: il bite non risolve il problema! È solo una terapia che riduce gli effetti negativi del bruxismo notturno!
Infine, come ultima possibilità, in caso di bruxismo grave e fallimento dei suddetti trattamenti, si può intervenire con terapie farmacologiche, in collaborazione con il neuro-psichiatra. Farmaci miorilassanti, come le benzodiazepine, antidepressivi o antiepilettici possono aiutare il paziente a ridurre lo stress e soprattutto, prevenirne le gravi conseguenze.
ATTENZIONE: ESISTE UNA SOLA FORMA DI BRUXISMO FISIOLOGICO! Se tuo figlio ha tra i 6 e i 12 anni e lo senti sfregare i dentini durante il sonno, sappi che quello è un meccanismo naturale necessario al corretto sviluppo delle ossa mascellari e a favorire la permuta dei denti. Di solito, tende a cessare spontaneamente con la crescita e l’eruzione dei denti permanenti.
Dott.ssa Cristina Papa
Medico Odontoiatra, specialista in Odontoiatria Pediatrica. Iscritta all’Ordine degli Odontoiatri con N° 3785 e membro di SIOI (Società Italiana di Odontoiatria Infantile). Si occupa di odontoiatria pediatrica, igiene, terapia conservativa, endodonzia, estrattiva, patologia orale e gnatologia. Autrice di articoli scientifici e poster divulgativi in collaborazione con l’Unità interdipartimentale di Odontoiatria Pediatrica dell’AOU Federico II di Napoli.